cosa succede se non si paga l'imposta airbnb

Le conseguenze del mancato pagamento della tassa AirBnB da parte degli intermedari turistici

In seguito alla manovrina del 16 giugno 2017 e alla conseguente introduzione della cosiddetta tassa AirBnB, gli intermediari degli affitti brevi, a partire dalle grandi società come AirBnB ed HomeAway, fino ad arrivare alle più piccole agenzie turistiche, dovranno versare all'Agenzia delle Entrate la ritenuta del 21% sugli affitti turistici a partire da giugno 2017. Per ulteriori informazioni riguardo alle modalità di funzionamento della tassa AirBnB e le sue particolarità vai all'articolo: La nuova tassa sugli affitti brevi (o tassa AirBnB).

I primi versamenti della tassa, relativi al mese di giugno, sarebbero dovuti arrivare in data 17 luglio 2017, ma i risultati sono stati tutt'altro che soddisfacenti: i due colossi del settore, AirBnB ed HomeAway difatti non hanno provveduto al pagamento, e nemmeno le circa ventimila agenzie immobiliari associate alla Fiaip (Federazione italiana degli agenti contabili professionali). Completo silenzio anche dal portale Booking.com, il quale non facendo direttamente da intermediario nei pagamenti, si considera esterno alla faccenda.
La prossima rata invece ha la scadenza stabilita al 16 agosto 2017, data per la quale ci si aspetta un maggior numero di adempienti al versamento.

Quali sono le conseguenze per il mancato versamento della tassa AirBnB?

Prima di tutto bisogna distinguere le figure di proprietario della struttura ricettiva e di intermediario.
Il proprietario della struttura ricettiva non rischia nessuna sanzione in caso di inadempimento. Le possibilità che ne risultano sono solo due:
- Il proprietario ha ricevuto dall'intermediario l'intero importo. In questo caso è il proprietario che deve pagare, nel 2018, per mezzo Irpef o cedolare secca al 21%.
- Il proprietario ha ricevuto il 79% dell'importo, per cui l'intermediario si è trattenuto la percentuale della cedolare secca. In questa situazione il proprietario deve pagare solo nel caso di saldo Irpef a debito.

Il proprietario deve comunque ricevere dall'intermediario il Cu, ovvero il documento Certificazione unica, in cui vengono attestate le ritenute effettuate.

Discorso diverso per gli intermediari, cioè i portali di prenotazioni online e le agenzie immobiliari, che nel caso non paghino la tassa AirBnB possono andare incontro ad un accertamento dal quale l'unica possibile difesa è quella della oggettiva incertezza normativa. La sanzione in tal caso va dal 20 al 30% più gli interessi legali.

Perché la tassa AirBnB non è stata pagata?

Da una parte ci sono gli intermdiari, che dalla tassa AirBnB sono danneggiati, dall'altra invece ci sono il legislatore e Federalberghi, che invece ne sono i primi sostenitori. Vediamo in seguito quali sono le due versioni dei fatti:

Versione di chi è stato danneggiato, gli intermediari

Gli intermediari degli affitti brevi affermano a gran voce di trovarsi nell'impossibilità di poter adeguarsi a quanto stabilito dalla manovrina a causa del troppo poco tempo a disposizione per mettersi in regola. Inoltre sostengono che i vari provvedimenti richiesti non abbiano fornito sufficienti chiarimenti per quanto riguarda i tempi di di adeguamento e alcune specifiche tecniche, rimandando il tutto ad un non precisato futuro.
In pratica l'accusa degli intermediari è che il legislatore pretenda un cambiamento radicale e repentino delle piattaforme di booking online, senza però tener conto delle oggettive difficoltà nel modificare dei portali funzionanti in modo uguale in tutto il mondo, e senza considerare il monte ore necessario alla formazione dei vari collaboratori sparsi nel territorio nazionale.

Per di più, secondo Paolo Righi, presidente della Fiaip, “La manovra era nata per far pagare le tasse alle multinazionali del web in Italia, alle fine le tasse le pagano i contribuenti italiani”.
Ciò che propone la Fiaip è un mini condono fino a settembre 2017, per permettere la formazione delle medie e piccole agenzie, invece di partire proprio nel bel mezzo dell'estate, cioè quando lavorano di più.

Sempre secondo la Fiaip si sarebbero potute adottare altre soluzioni diverse dalla tassa AirBnB per scovare i tanto temuti affitti in nero, cominciando ad esempio incrociando i dati delle utenze con i dati della Questura.

Versione di chi crede fortemente nella tassa AirBnB

In questo caso si può riassumere il tutto utilizzando le parole di Federalberghi, l'Associazione degli Albergatori difende infatti a spada tratta la manovra:
“Fa sorridere la circostanza che i colossi del web non riescano a calcolare il 21% di quanto incassato. In fin dei conti, si tratta della stessa formula matematica che utilizzano per calcolare le commissioni di loro spettanza. Ma se invece questa è una dichiarazione di guerra allo Stato, ci aspettiamo che lo Stato risponda nell’unico modo possibile: un accertamento urgente per stanare gli evasori e sanzionarli in modo esemplare”.

Un'altra importante constatazione a sostegno dell'affermazione di Federalberghi è il fatto che AirBnB in realtà applica la cedolare secca in altri Paesi, come ad esempio negli Stati Uniti, in cui la percentuale varia dal 28 al 30% in funzione del fatto che il proprietario sia cittadino americano o meno.